Blog NEWS (13/05/17)

  • - The end of the game...
  • - Continua l'autunno: nuovo post.
  • - Nuove foto: autunno stagione magica!

sabato 13 maggio 2017

lunedì 28 novembre 2016

Senza titolo n.3

“Ma che ci potevi fare? Solo tirare avanti. La gente tirava avanti; lo faceva da migliaia di anni. Facevi tesoro della gentilezza che ti veniva offerta, lasciandotela filtrare dentro il più possibile, e con gli anfratti che restavano oscuri cercavi di conviverci, sapendo che col tempo si sarebbero potuti trasformare in qualcosa di quasi sopportabile.”

Estratto di: Elizabeth Strout. “Amy e Isabelle.” 






domenica 6 novembre 2016

IMPANTANATO

Nel vero senso del termine. 
Rovistando nel bagaglio di arti e mestieri a mia disposizione ogni giorno (musica, letteratura, TV, cinema, fotografia, teatro, eccetera), ormai da mesi non trovo nulla che mi sollevi entusiasticamente dal pantano quotidiano. 

Potrebbero, dico potrebbero, fare eccezione un paio di film italiani, unanimemente riconosciuti di ottimo livello, come Perfetti sconosciuti e Veloce come il vento, oltre ad un altro film intrigante e surreale come Dio esiste e vive a Bruxelles, la cui idea di partenza è folgorante (Dio è un essere umano in carne ed ossa, trasandato e cattivo, che gode nel far male all’umanità), ma il suo sviluppo nell’arco dell’intera durata del film un po’ troppo annacquato e inconcludente.
Da non trascurare inoltre, in assenza di capolavori, The Dressmaker, con una splendida Kate Winslet.

Anche in campo letterario le perle ultimamente scarseggiano. Sarò magari banale, ma mi sono goduto un mondo nel leggere ancora Dumas e le sue avventure in Vent’anni dopo; e forse ancor più banale a provare una certa emozione nel leggere Storia di una ladra di libri di Markus Zusak. Recentemente, l’unico autore ad avermi scatenato qualche brivido è stato Roald Dahl con i suoi racconti brevi, ora raccolti in un’unica voluminosa antologia (Tutti i racconti), di cui finora ho letto solo la prima parte Kiss, Kiss: piccoli capolavori di sottile cinismo surreale, per contrasto scritti con squisita grazia e leggerezza.

Anche la produzione televisiva degli ultimi mesi è stata deludente, complice forse la stagione estiva. E non mi riferisco certo a quella italiana, che non gode comunque, a mio giudizio, di nessuna considerazione. Nell’attesa della nuova stagione di grandi classici (House of cards, The walking dead, Person of interest, ecc…) sto apprezzando, finché dura, Narcos e Stranger Things.

In campo musicale si sta verificando una vera e propria crisi: molti prodotti che negli ultimi anni avevano destato la mia attenzione e ottenuto i miei consensi, ora non stanno superando la “prova del riascolto”. Altri ancora non sono mai neppure arrivati alla fase del riesame e sono rimasti impantanati in un primo generico giudizio positivo. Una delle principali spiegazioni di ciò potrebbe essere l’eccessivo numero di proposte musicali e di occasioni d’ascolto che oggigiorno ci fornisce l’universo del web. Sempre più difficile operare una selezione accurata.
Ricordo in confronto i vecchi tempi antropologici del vinile e delle prime radio libere (“ma libere veramente…”), quando le ultime novità si potevano ascoltare solo in negozio, velocemente e a patto di acquistare qualcosa, o dopo interminabili attese nei rari programmi radiofonici “di tendenza”. Come conseguenza, i pochi dischi che ti potevi permettere venivano ascoltati e riascoltati in continuazione, fino a consumarli ed impararli a memoria, e ci voleva del tempo perché venissero soppiantati da altri, inevitabilmente votati allo stesso destino. Lo scambio fra amici e la registrazione di copie su audiocassetta (nella speranza di avere un buon impianto HiFi!) servivano a colmare i vuoti fra un acquisto e l’altro.
Nonostante tutto, gli errori di valutazione si verificavano ugualmente e ogni tanto ci si trovava fra le mani qualche acquisto sbagliato e qualche bella fregatura.

Quello che resta di tutti gli ascolti dell’ultimo periodo è ben poca cosa: i Big Big Train con Folklore, un moderno e raffinato progressive; gli Snarky Puppy con Family dinner vol.2, lavoro intrigante e soprattutto molto coraggioso; gli Iamthemorning con Lighthouse, esempio di nuove sonorità fra sacro e profano; i norvegesi Pymlico, con il loro Meeting Point, energico prog strumentale molto contaminato.
Promossi, col beneficio d’inventario, i nuovi lavori degli italiani Mad Fellaz, Macroscream e Syndone.


Riprende prepotentemente energia la passione fotografica. Letture di articoli, manuali e siti web per rinfrescare vecchie nozioni e stimolare nuovi progetti vanno di pari passo con le prove tecniche e gli esperimenti sul campo, anche se resto ancora in attesa dell’occasione giusta per l’acquisto di una nuova fotocamera mirrorless “come dico io”, ma senza costringermi a salassi economici ora come ora improponibili.
Nella pagina dedicata alle foto, potete trovare qualche assaggio della mia recente attività.






domenica 2 ottobre 2016

Cose di Casa

Gli orizzonti troppo lontani sono ormai sfuocati e confusi, inquietanti e pieni di insidie. Da tempo era maturata in me la voglia di ritornare alla mia terra, ai suoi tesori, alla sue sterminate bellezze.
Ritornare ai tempi andati, ultimo ricordo circa 10 anni fa, quando l’entusiasmo e la voglia di scoperta mi facevano montare in auto e partire per mete più o meno lontane, in Italia, ma anche nella vecchia Europa, lungo itinerari di storia, di arte, comunque di meraviglia.

Un breve periodo di vacanza a fine estate è l’occasione giusta. La mèta è Treviso e la Marca Trevigiana, con Asolo, i suoi colli, la sua storia e le sue preziose architetture.
Itinerario ben programmato, come sempre, navigatore satellitare impostato a dovere, auto nuova da collaudare seriamente, macchina fotografica da sfruttare a fondo, previsioni meteo ottime, hotel prenotato per due notti. Via, si parte!

Dopo un percorso autostradale fluido, ma mai completamente rilassato e rilassante, arriviamo a Treviso città, prima tappa del viaggetto. Qui invece la passeggiata è veramente rilassante, fra portici, vicoli e antiche piazze che si intrecciano con i numerosi corsi d’acqua attraverso la città vecchia; il Cagnan Grando, il Buranelli, il Roggia, il fiume Sile. 
Una pausa gastronomica con un tagliere di cicchetti trevigiani, un buon caffè sotto la loggia affacciata a Piazza dei Signori e una passeggiata digestiva lungo il Sile e la Riviera Garibaldi coronano degnamente la prima parte della giornata.

Seconda tappa, prima di trasferirci alle pendici di Asolo, dove abbiamo l’hotel, dedicata alla Villa Barbaro di Maser, uno dei capolavori del Palladio, completamente affrescata da Paolo Veronese. Per rinfrescarci e bagnare la bocca, a lungo rimasta aperta di fronte alla bellezza del luogo, ci gustiamo una mescita di buon prosecco fresco nell’annessa masseria, ora convertita a cantina e rivendita di vini.
Dopo aver preso possesso della stanza in un hotel grazioso e tranquillo, molto ben ristrutturato da un’antica masseria della campagna asolana, chiudiamo la giornata con una buona cena molto intima a base di pesce.

La mattina seguente è dedicata alla visita di Asolo. Distribuita, fra nucleo centrale e frazioni, su vari colli da cui si gode una splendida vista della pianura sottostante, infonde un senso di quiete d’altri tempi. Sotto i suoi portici vecchie botteghe e osterie e ovunque eleganti palazzi e ville padronali con giardini ben curati, talora trasformati in hotel, ma più spesso residenze private ben protette e inaccessibili. A ridosso della piazza centrale svetta la Torre dell’Orologio, uno dei pochi resti ben conservati del Castello della Regina Cornaro, dalla cui cinta muraria si godono piacevoli scorci sull’abitato e, soprattutto, sulla Rocca di Asolo, ben piantata lassù, sulla cima del Monte Ricco.
Pranzo appetitoso (bigoli con ragù di anatra, tagliere di formaggi e salumi locali, vinello bianco fresco scaraffato…) in una caratteristica osteria sotto i portici di via Browning.



Nel pomeriggio, gran tour dei colli asolani, con tappa principale a Possagno, città natale del Canova, per visitare la Gipsotheca e la casa natale dell’artista. A seguire, veloce discesa dai pendii collinari e tappa fondamentale a Villa Emo, altro meraviglioso esempio dell’opera di Andrea Palladio nella regione.
Finalmente, seratina riposante in hotel e piacevole cenetta nel solito ristorante.


Ultimo giorno, ci dirigiamo a ovest, destinazione Bassano del Grappa. On the road, diamo una fuggevole occhiata ad altri due esempi di architettura veneta: Villa Rovero a San Zenone degli Ezzelini e Villa Negri Piovene a Mussolente.

A Bassano abbiamo trovato una bella atmosfera, da agiata e tranquilla provincia veneta. Sotto il sole ancora caldo di settembre, abbiamo passeggiato nelle belle piazze e all’ombra del famoso ponte coperto, godendoci la vista del Brenta e dei monti da cui prende i natali. 
Ultima pausa di relax in piazzetta, con aperitivo e snack veloce, poi, prima che aumenti il traffico, ci rimettiamo sulla strada del ritorno.



Che goduria! Che bel viaggio! A ripensarci, trascorso un po' di tempo, una piccola gemma preziosa incastonata nei nostri ricordi. Travolto dal caos e dalla rabbia che mi ispira la vita quotidiana in questo paese, avevo quasi dimenticato quanta bellezza esso ci offre. Speriamo di ricordarlo ancora in futuro.




sabato 9 luglio 2016

I AM (I amsterdam). PENSO, DUNQUE SONO.



Testa bassa, mani sprofondate nelle tasche, sguardo oscurato da mesi di tempesta senza requie.
Nuvole all'orizzonte e nuvole nel cuore. Un giorno, due giorni di bonaccia, poi ancora nuove raffiche a spazzare qualunque pensiero di speranza e rinascita. Impantanato in questi bassi fondali, bassi in ogni senso, fisico, mentale, professionale, arranco ansimando in cerca di un approdo, ma l'orizzonte latita, unica linea retta rimasta anch'essa confusa nel caos. 
Se scavalco un'onda, ne ritrovo due. Se passo un guado, il successivo sarà più profondo. Se guarisce una ferita, la prossima sarà letale.
Poco ossigeno nella bombola, per alleviare il rantolo del respiro. Everest, il film (da vedere, per farsi un'idea): il rischio è quello; morire così, abbandonati nella tormenta al vento gelido e all'ipossia.
Allora, un passo alla volta, piano piano. Oggi, domani, poi chissà. 
Oggi può essere un buon libro, domani un buon film (ormai scarseggiano anche questi...), dopodomani una inaspettata cena con amici. Amici? Oh oh, parola grossa, di questi tempi.
Poi, come ogni anno all'arrivo dell'estate, la sala delle torture, ovvero l'antro dell'Orco si compiace di darmi una tregua, addirittura stipendiata; le chiamano ferie.
Si tira su dritta la testa, in uno sprazzo di vitalità, e si punta un obiettivo. Praga o Amsterdam.
Decidiamo (= la moglie decide) per Amsterdam.

In piena notte, dopo aver faticosamente scansato i tassisti abusivi fuori dall'aeroporto di Schiphol, raggiungiamo il nostro piccolo hotel situato nel cuore del distretto delle "Nove stradine", dietro l'angolo il canale Herengracht, a due passi piazza Dam, e prendiamo possesso della nostra suite. 
Le previsioni del tempo per la settimana sono buone, sicuramente per i primi 3-4 giorni, quindi avanti col solito culo.
Con meno caos, meno biciclette gettate ovunque a ostacolare qualsiasi passaggio pedonale, meno sporcizia e, ovviamente, meno esseri umani, Amsterdam sarebbe bellissima. Anche così non è affatto male, col suo Begijnhof e le sue case del XVI e XVII secolo che si affacciano sui canali, lungo i quali barche e barconi di tutte le fogge vanno a zonzo fino a tarda sera, trascinandosi  a bordo giovani e meno giovani coi loro stralunati Happy Hours. 
Ad ogni passo si incrociano vicoli, ponti, angoli e piazzette brulicanti di locali e tavolini all'aperto. Una nota molto positiva è rappresentata dallo scarso traffico automobilistico all'interno della città vecchia, addirittura completamente interdetto in molte zone. Attenti però a farsi travolgere dall'entusiasmo, perchè è molto più facile farsi travolgere da qualche ciclista pazzo che pedala a folle corsa digitando contemporaneamente un messaggino sullo smartphone.
Non possono mancare le visite ai grandi musei: Rijksmuseum, Van Gogh museum, Amsterdam Historisch museum. 

Anche qui, sempre la solita storia. Ammirare un piccolo dipinto di Vermeer, "La casa gialla" di Van Gogh o il gigantesco Rembrant de "La ronda di notte" sgomitando e sbuffando attraverso un muro di cinesi urlanti che si fanno fotografare con la faccia da imbecilli non è il massimo dell'orgasmo artistico.

Seduto bello tranquillo a un tavolino in piazza Spui, sorseggiando una birra fresca, strabuzzo gli occhi nel vedere la maggior parte degli scooteristi girare senza casco. Cosa? Nella civilissima e progressista Olanda? E che è? Siamo a Napoli o anche l'Europa del nord si sta napolizzando (a conferma del fatto, ormai innegabile, che tutti i paesi civili si stanno progressivamente imbarbarendo)? 
Strano a dirsi, ma dopo un colloquio chiarificatore col cameriere -in inglese, figurarsi!-, apprendo che la legislazione locale distingue varie categorie di scooter e quelli sotto una certa cilindrata guidabili solo lungo corsie preferenziali non sono tenuti all'uso del casco. Mah! Lo stesso cameriere, che vive ad Amsterdam, scuote la testa perplesso: "Complicated and very dangerous!".

Il giovedì, come da previsioni del tempo, è la giornata più bella e quindi ci concediamo una gita fuori porta a Zaanse Schans, vecchio villaggio ristrutturato a scopo turistico, con mulini a vento, canali, barchette, mucche, pecore, formaggio, costumi tradizionali, ecc. Insomma, la solita messa in scena per turisti ebeti.
Decisamente più affascinanti e realistici, il giorno successivo, i villaggi di pescatori Marken e Volendam, con le piacevoli parentesi di un buon pranzetto sul porto e di un viaggio in traghetto.



Poi, alla fine di tutto, per fortuna, resta la memoria.
Il ricordo di una tranquilla passeggiata lungo i canali, di un pranzetto all'aperto in un bel giardino, di un viaggetto in battello, di un imprevisto concerto in piazza, di un capolavoro della pittura visto dal vivo...
E dentro i bagagli, nel viaggio di ritorno verso casa, oltre a qualche immancabile souvenir, la solita dose di nostalgia.




mercoledì 6 gennaio 2016

Il Lungo, il Corto e il Pacioccone

Siamo nel 2016. Ci siamo arrivati, nonostante tutto. 
Nonostante le ferite che anche questo 2015 ci ha inferto. Nonostante qualche parassita bugiardo e lautamente pagato voglia farci credere che tutto va bene, anzi, sempre meglio grazie a lui. 
Razza di parassiti infami che vogliono godere dei meriti del raccolto (altrui) ancor prima di aver seminato. Non ce ne libereremo mai...

Restando, sempre più a fatica, nel tema di questo blog, vediamo cosa mi è piaciuto e cosa no fra tutto quello che ho incontrato, durante quest'ultimo 2015, in ambito letterario, musicale, cinematografico, ecc.

IL LUNGO...

LIBRI MIGLIORI:
Suite francese di Irene Nemirovsky (magnifica riscoperta di una delle migliori scrittrici della prima metà del novecento), La casa del sonno di Jonathan Coe (autore anglosassone dotato di grande arguzia e capacità di tessere trame complesse molto originali), Lavoro a mano armata di Pierre Lemaitre (un autore Noir duro e puro), Olive Kitteridge di Elizabeth Strout (una delle pochissime opere di letteratura contemporanea americana che abbia lasciato un segno), Georges Simenon sempre e comunque. 
Fra le RILETTURE: Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani.

DISCHI MIGLIORI: 
Hand.Cannot.Erase di Steven Wilson (ebbene sì, anch'io faccio parte del mucchio!), anche se non al livello del precedente The Raven...Family Dinner N.1 e We like it here degli Snarky Puppy, Victim of your father's agony degli Arabs in Aspic, Skyline dei Barock Project, La notte anche di giorno de La Coscienza di Zeno.

FILM MIGLIORI: 
Interstellar di Christopher Nolan, The imitation game di Morten Tyldum, Still Alice di Richard Glatzer e Paul Westmoreland, Sopravvissuto-The Martian di Ridley Scott. Leggermente distaccati, Whiplash di Damien Chazelle e Jimmy's hall di Ken Loach.

SERIE TV MIGLIORI: 
True detective, House of cards, Fargo, Gotham, Olive Kitteridge (mirabilmente tratta dall'omonimo libro), The Knick, Fortitude, Peaky Blinders. Da citare, come unica eccezione allo strapotere d'oltreoceano, la bella serie anglosassone Broadchurch.

Ciascuno, nel suo genere, un piccolo capolavoro per l'alta qualità della sceneggiatura, della realizzazione e dell'interpretazione.



IL CORTO...

LIBRI PEGGIORI: 
Il gioco di Ripper di Isabel Allende, Amsterdam e Solar di Ian McEwan.
Dispiace molto vedere la grande autrice della trilogia La casa degli spiriti/La figlia della fortuna/Ritratto in seppia farsi portavoce della peggiore idiozia americana. Si è così integrata nella società statunitense, che l'ha accolta quasi trent'anni or sono, da vendere l'anima al diavolo e partorire questa schifezza imitazione thriller. 
Quel Ian McEwan che mi aveva così impressionato con Espiazione, Lettera a Berlino e Sabato è dato per disperso. A proposito dei due romanzi citati più sopra si può usare un solo aggettivo: inutili.

DISCHI DELUDENTI RISPETTO ALLE ASPETTATIVE: 
Everlasting instant degli IZZ, I heard you listening degli Echolyn.

FILM DELUDENTI RISPETTO ALLE ASPETTATIVE: 
Unbroken, il passo più lungo della bella gamba di Angelina Jolie e Il segreto del suo volto di Christian Petzold, tanto buono nell'approccio e nelle intenzioni, quanto vuoto e banale nella realizzazione.

SERIE TV PEGGIORI: 
Sense8, Z Nation, Graceland... Semplicemente inguardabili. Aquarius parte con buone intenzioni, ma si perde quasi subito in giri a vuoto irritanti. 
Ah, come dico sempre, quanto è importante una buona sceneggiatura!


E, dulcis in fundo, IL PACIOCCONE...



"Se tu sei libero la tua stessa esistenza da fastidio agli schiavi."




sabato 28 novembre 2015

"Specie in via di estinzione"

HOMO ITALICUS, MASCHIO BIANCO ADULTO ITALIANO AUTOCTONO



Se fa un complimento ad una collega di lavoro, viene denunciato per MOLESTIE SESSUALI.

Se si offre più di una volta di accompagnarla a casa, viene denunciato per STALKING.

Se litiga con la moglie, viene denunciato per VIOLENZA DOMESTICA.

Se si permette di dare una sberla al figlio maleducato e irrispettoso, viene denunciato per MALTRATTAMENTI A MINORI.

Se non mostra il suo entusiasmo per omosessuali, lesbiche, gay pride e adozioni a coppie omosessuali, viene accusato di OMOFOBIA.

Se manifesta il suo disprezzo nei confronti di etnie, religioni, culture e tradizioni che praticano regolarmente massacri, stupri, violenze fisiche e psicologiche a donne e bambini, armano e fomentano gruppi di fanatici pronti ad ammazzare a sangue freddo cittadini innocenti, viene accusato di RAZZISMO E XENOFOBIA.

Se, per difendere se stesso e la sua famiglia, spara e uccide uno dei tanti  delinquenti, ladri e assassini che popolano il pianeta, viene denunciato per OMICIDIO VOLONTARIO.

Se resta coinvolto, suo malgrado, in incidenti o cataclismi in cui, per caso, muore una donna, viene accusato di FEMMINICIDIO.

Se investe un cane che improvvisamente sbuca da un giardino tagliandogli la strada e non si ferma a fare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, viene denunciato per OMISSIONE DI SOCCORSO.

Se distrattamente gli sfugge un commento piccante, sottolinea un doppio senso o racconta una barzelletta a sfondo sessuale, viene accusato di essere SESSISTA E MASCHILISTA.

Se si autocontrolla attentamente e non ci prova, non fa il galante, non sta al gioco, le donne lo considerano IMBRANATO ED IMPOTENTE.

Se si dimostra tollerante, ospitale, comprensivo, arrendevole, ligio alle regole, politically correct e aperto al dibattito democratico, la premiata ditta Renzi-Alfano-Boldrini, la moglie, il figlio, i colleghi di lavoro, tutti gli immigrati di ogni razza e religione, compresi i loro cani, glielo infilano in quel posto in meno di un secondo.



...MA VAFFANCULO, VA !!!



domenica 11 ottobre 2015

Una voce nel deserto

Il cosiddetto Rock Progressivo Italiano si è ritagliato da sempre un posto di tutto rispetto nel panorama musicale mondiale. Ai nomi storici come Premiata Forneria Marconi, Orme, Banco del Mutuo Soccorso, Area, Osanna hanno fatto seguito, dagli anni novanta a tutt'oggi, gruppi e musicisti dotati di indubbie capacità che hanno ottenuto soddisfazioni importanti nelle classifiche internazionali del genere. 
Basta scorrere uno dei siti web più prestigiosi, come www.progarchives.com, per rendersene conto. Fabio Zuffanti e la Maschera di Cera, Barock Project, Il Bacio della Medusa, Logos, La Coscienza di Zeno e altri occupano posizioni di tutto rispetto e raccolgono critiche spesso molto lusinghiere.
Ma... Per i miei modesti gusti musicali c'è un "ma".
Quasi sempre le parti vocali mi lasciano indifferente, o peggio, piuttosto deluso e amareggiato.

Si fa strada allora il rimpianto per aver perso la più bella e particolare voce progressive che la musica italiana abbia partorito: Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso.

Pur tenendo giustamente conto di debite eccezioni, come Alessio Calandriello, cantante de La Coscienza di Zeno o Luca Pancaldi dei Barock Project, le capacità vocali di Francesco di Giacomo rimangono a mio parere insuperate e forse insuperabili. 
A proposito di rimpianti, anche se con ben altre caratteristiche timbriche, non posso dimenticare in questa sede la voce del grande Demetrio Stratos degli Area, prematuramente scomparso nel 1979 a soli 34 anni.
Nella complessità compositiva e negli arrangiamenti della musica progressive, riuscire ad "incastrare" in modo armonico e piacevole una bella voce solista risulta spesso difficile, anche per i maestri riconosciuti del genere e per i gruppi di matrice anglosassone, indubbiamente favoriti dalla musicalità della lingua madre. Una delle vette irraggiungibili è rappresentata, credo di poter affermare senza rischio di smentita, da Jon Anderson degli Yes.
Figuriamoci poi se il cantato è in italiano. Ma in questo senso oserei dire che il Banco e Francesco Di Giacomo sono riusciti magnificamente nell'impresa e ci hanno regalato perle di rara bellezza, dall'indimenticabile "Non mi rompete" a "750000 anni fa... l'amore", "R.I.P.", "Il ragno", solo per ricordarne alcune.

Per uno della mia generazione, che ha vissuto in prima persona l'entusiasmante rivoluzione musicale degli anni settanta, l'inesorabile trascorrere del tempo, associato alla progressiva scomparsa di punti di riferimento musicali importanti e ormai insostituibili, come Francesco Di Giacomo, è fonte di sofferenza e rimpianto.

Restano comunque a consolarci i documenti incancellabili, LP, CD, DVD, oltre ai nostri ricordi di emozioni, di eventi, di concerti (chi si ricorda della Carovana del Mediterraneo all'Arena di Verona? Era il lontano settembre 1978...).

Basta prendere il vecchio 33 giri originale, con la sua custodia a forma di salvadanaio, estrarre i suoi inserti, sfilare il vinile amorevolmente conservato in perfette condizioni (qualità di stampa permettendo...), adagiarlo sul piatto del giradischi et voilà, la magica voce di Francesco torna fra noi.









lunedì 7 settembre 2015

La tecnologia aiuta gli audaci

Sarà il coraggio della disperazione o forse dell'incoscenza. Sarà l'affollamento insanabile della nostra biblioteca, ormai al collasso, con libri in seconda e terza fila o impilati in orizzontale negli spazi ancora vuoti. Sarà la sofferenza nel dover decidere quali vecchi libri sacrificare per liberare spazio ai nuovi, quali libri esibire in prima fila come gloriosi trofei, pilastri insostituibili della nostra conoscenza, e quali invece relegare nell'oscurità degli scaffali più lontani o, peggio ancora, nei bauli delle cantine. 

Sia quel che sia, ora ci troviamo fra le mani l'odioso, freddo, inanimato attrezzo tecnologico: un iPad da usare, fra le altre cose, come "ebook reader", la tomba del vecchio lettore incallito. 
La diffidenza iniziale è inevitabile, ci manca il profumo della carta stampata, il melodioso frusciare della pagina, il lento movimento delle dita che sfogliano avanti e indietro, ma col tempo vediamo aprirsi orizzonti impensabili.

Scenario n.1
Sto leggendo un romanzo di cappa e spada. Mi imbatto in Luigi XIII o nel cardinale Richelieu e voglio rinfrescare la mia memoria storica. Poco male. Metto in pausa il mio eBook, apro Wikipedia e cerco le notizie che mi interessano. Soddisfatta la curiosità, torno alla mia lettura.
Scenario n.2
In un avvincente romanzo giallo, il nostro eroe si lancia in un disperato inseguimento nelle strade del quartier Latino a Parigi. Niente di meglio per immedesimarsi nel protagonista che aprire Google Maps e, tramite la funzione "street view", seguire passo passo lo svolgersi dell'azione.
Scenario n.3
Finalmente ho per le mani il testo di un autore italiano che sa cosa significhi scrivere in bello stile, con prosa elegante e raffinata, usando vocaboli inusuali e talvolta desueti. Ma, ahimè, mi imbatto spesso in parole di cui non conosco il significato. È l'occasione buona per aprire il dizionario della lingua italiana che ho caricato nella memoria del tablet. Dalla pagina del libro si scorre su quella del dizionario, si attiva la funzione di ricerca et voilà, ogni mistero è risolto.
Scenario n.4
Con l'età ho imparato ad apprezzare l'arte. Che bello leggere un romanzo ambientato nel secolo d'oro dell'arte fiamminga, ove, con dovizia di particolari, vengono descritti capolavori di cui abbiamo solo un vago ricordo. Come fare a capire la loro storia o le tecniche di pittura, senza poterli vedere? Nessun problema. Abbandoniamo per un attimo la lettura, apriamo un qualsiasi motore di ricerca e scarichiamo a tutto schermo le immagini dei quadri di nostro interesse, poi, di tanto in tanto, passiamo dal libro al quadro e viceversa.
Scenario n.5
Il libro che sto leggendo è una miniera d'oro di saggezza e contiene frasi intere che mi lasciano senza fiato per la verità che trasmettono. Come fare a memorizzarle e, nel caso, a utilizzarle come preziose citazioni nei miei scritti o nelle mie argomentazioni? Niente di più facile. Possiamo evidenziare direttamente sul tablet la frase che ci interessa, memorizzarla e, con un semplice copia-incolla, riportarla dove vogliamo, su un documento, una mail, una didascalia di una foto.
Scenario n.6
Siamo nell'era dei voli low-cost. Quante volte, alla partenza per le vacanze, abbiamo dovuto fare i conti col peso delle nostre valige?! Quante volte abbiamo dovuto scegliere, se sacrificare un libro o un paio di scarpe? Ora, con un attrezzo che pesa poche centinaia di grammi ci portiamo dietro centinaia di libri e -quasi- tutta l'umana sapienza. Perché soffrire?

Allora, vecchi lettori incartapecoriti, vi siete convinti o no?




venerdì 10 luglio 2015

Ricordi delle Fiandre

Le facciate damascate dei palazzi fiamminghi si riflettono nel canale, con le loro torri, i loro merletti,  le loro finestre incastonate. La luce del tramonto sfiora la torre dell'orologio e i profili a strapiombo dei tetti. Una moltitudine di ragazzi e ragazze a passeggio lungo i moli o seduti con le gambe a penzoloni sull'acqua chiacchiera, ride, scherza.
Le ultime barche, cariche di turisti, tornano dai loro monotoni giri nei meandri dei canali e negli anfratti dei vecchi palazzi nobiliari.

Ma la sera e il buio tardano ad arrivare. 
Siamo nel nord Europa. Le ore di luce si allungano esageratamente verso la notte, creando un'atmosfera surreale.

Dalle finestre a bovindo, cascate di fiori colorati sfiorano l'acqua del canale sottostante e accarezzano le barche di passaggio, le teste dei cigni e delle anatre.
Oltre il ponte muscoso e il pesante portone, aperto solo nelle ore diurne, i lunghi alberi del beghinaggio stormiscono al vento e accompagnano il veloce passo delle monache alla chiamata del vespro.

Dalle ricche cornici del Musées Royaux des Beaux-Arts e del Groeninge Museum, i grandi artisti del secolo d'oro si fanno ammirare in tutto il loro splendore. Pieter Bruegel il Vecchio con "La caduta di Icaro", "Censimento di Betlemme", "La caduta degli angeli ribelli". E con lui molti altri, da Jan van Eyck a Memling. Severi ritratti di notabili e ricchi commercianti, innumerevoli episodi sacri, annunciazioni, crocifissioni, santi martirizzati e orribilmente torturati.


Giunti al termine dei 366 scalini della Torre Civica, il Belfort, come prima cosa, se si è ancora vivi, si tira il fiato. Quindi, riprese le forze, ci si affaccia alle finestre e si ammira il panorama della città e del suo dedalo di canali, i suoi magnifici palazzi, le sue guglie e le sue torri, accompagnati dal frastornante concerto del carillon e delle sue 47 campane.

Dietro l'angolo, quasi all'improvviso, parzialmente circondato e protetto dall'acqua, appare la mole imponente del Castello dei Conti di Fiandra, con la sua torre e le sue mura merlate che si riflettono nitide nel canale che lo avvolge su tre lati. È un tardo pomeriggio limpidissimo; il cielo azzurro e terso offre uno sfondo imperdibile alla classica foto da turista.

Dalle vetrine delle innumerevoli ciocolaterie mille forme curiose e tentatrici di cioccolato nero e bianco ammiccano ai passanti. Varcata la soglia, un inebriante profumo di cacao ci monopolizza l'olfatto e l'assaggio della specialità della casa è d'obbligo. Nonché l'acquisto di qualche dolce ricordo di viaggio, con grande imbarazzo di scelta.


Dalla finestra dell'antica casa in legno che dà direttamente sul canale, ora adibita a pub, sorseggiando una fresca birra locale, ci godiamo lo spettacolo dell'unico violento acquazzone che in pochi secondi scaraventa una specie di alluvione tropicale sulla città e soprattutto sui rassegnati turisti sorpresi durante la gita in barca e in canoa. Asciutti all'andata, li vediamo tornare ai loro approdi bagnati fino al midollo, ma comunque sorridenti, accompagnati dagli applausi scherzosi che escono dalle finestre delle case lungo la riva. 
Noi, belli asciutti e al coperto, sorridiamo ancor di più e brindiamo alla nostra fortuna.





IL TRAILER!


Il video finale lo trovate nella pagina dedicata e su YouTube a questo indirizzo.




P.S. Dedicato all'amico Nicolò, mio immeritato follower, improvvisamente e prematuramente strappato a questo mondo infame.